"Una necessaria transizione: dal QI al QE" di B. Galante

2014-11-10Pubblicato da Rosaria Dell'Aversana

 

Gli insegnanti non devono sottovalutare che « la qualità del rapporto sia più importante, a lungo andare, della conoscenza culturale, della preparazione professionale, dell’orientamento ideologico»[1]. Quando c’è una comunicazione empatica la stessa relazione già ricompensa se stessa senza ulteriori ed inutili attese: formatore e formando decidono e agiscono non per forza, non in base ai numerosi stimoli  ma in base ad un sostanziale ed efficace rapporto di gruppo.

Educazione emotiva e cultura si incontrano e danno luogo ad una diversa attivazione emotiva cognitiva e sociale in cui il sapere formale, la formazione non formale e quella informale. L’empatia non richiede agli insegnanti “le soluzioni” ma solo comprensione, essa, attraverso la trasposizione, aiuta a capire le difficoltà di una persona

La transizione dal Q.I. al Q.E evidenzia la necessaria transizione dal  principio del ‘cogito’ al principio di ‘partecipazione’ (Semeraro, 2011, pag.3) e la richiesta di comportamenti attivi di tipo attentivi  per diventare parte dell’esperienza dell’altro e poterne condividerne le emozioni. Ognuno infatti cerca l’altro per costruire ponti di relazione. Se sorge la domanda: “come si fa a educare all’empatia? La risposta è semplice: essendo empatici. L’idea di relazione che l’alunno si forma non può che fondarsi sulle relazioni delle quali ha avuto esperienza (Semeraro, 2011, pag 8). Avvertire il movimento degli gli impulsi diventa determinante sia per l’insegnante  che per l’alunno.  La relazione empatica  richiede, per sostanziarsi anche una programmazione di situazioni educative prevedibili che mettano in grado l’alunno  di sapere cosa aspettarsi dall’insegnante e dal contesto classe. Questo sapere interno genera senso di sicurezza e fiducia nell’affidarsi e mette l’alunno disabile in grado di apprendere e di comportarsi in maniera affine in circostanze simili. Se c’è congruenza nella programmazione dell’intervento didattico l’alunno può contestualizzare nella classe la responsabilità per le proprie azioni; la condivisione delle storie dei propri compagni di corso e  l’eventuale disponibilità a solidalizzare ed aiutare un compagno. L’insegnante e la classe assumono il ruolo di “contenitore” e di “promotore di struttura” (Colzato-Cannatelli, 2003, pag.8). Nel contesto naturale della classe può avvenire implicitamente lo sviluppo di un proprio senso morale.

 


[1]  Rogers C.R. The Interpersonal Relationship. The core of Guidance  «Harvard Educat. Review», 1962, in Colzato L., Cannatelli M.V. Terapia Centrata sul Cliente e Autismo: considerazioni teoriche e implicazioni cliniche  - ACP- Rivista di Studi Rogersiani 2003.