Relazionarsi all’interno del contesto scolastico e costruire alleanze educative: un intreccio di competenze tecniche ed emotive

2014-11-05Pubblicato da Iolanda Mariniello

 

Nelle scuole in cui si è realizzata una seria programmazione attraverso la partecipazione dei genitori alla progettazione con una prospettiva longitudinale, favorendo la continuità nel tempo, evitando la sporadicità e con una sponsorizzazione forte dell’ istituzione, si riesce solitamente a superare ogni tipo di difficoltà e atteggiamento prevenuto. Occorre che la scuola diventi un palcoscenico sul quale tutti gli attori riescano serenamente a confrontarsi per affrontare efficacemente il complesso tema dell’educazione. In un momento storico caratterizzato da frammentazione e disconnessione crescenti, la priorità consiste nel ricollegare gli obiettivi educativi lungo un continuum, dalla famiglia alla scuola, tenendo conto dell’attuale crisi della famiglia e dei limiti della scuola. Che il mestiere di genitore sia complesso e difficile si sa da sempre, che, invece, l’insegnamento sia un lavoro faticoso lo riescono a capire ancora in pochi. Eppure, come tutte le professioni ad alta esposizione relazionale, l’insegnamento affatica emotivamente, in quanto presuppone il “pescare” da se stessi ogni mattina competenze, motivazioni, ed emozioni utili a stabilire i migliori contatti con gli alunni. Spesso è necessario mettere da parte i propri problemi personali, difficoltà e ansie, per mostrarsi sempre disponibili, senza cadere nell’eccesso opposto dello stare sempre a diposizione. Insegnare non è soltanto un’operazione di accrescimento informativo: gli alunni portano con sé la propria storia personale caratterizzata da desideri, curiosità, gioie, così come da paure, difficoltà e disadattamento variamente espresso. Il salto concettuale da una scuola “insegnante” ad una scuola “educativa” pone inevitabili fatiche. Lo spazio classe non è una scatola nera dove  gli alunni entrano, apprendono ed escono educati. Se lo sviluppo della personalità consiste in una sorta di fasi successive di montaggio, nelle quali l’ambiente inserisce una grande quantità di informazioni cognitive, emotive ed affettive, l’insegnante dovrà tener conto di tutti gli elementi interagenti:

  • La fase di sviluppo di ogni soggetto, i livelli di partenza, le capacità di apprendimento, le potenzialità;
  • La situazione emotiva ed affettiva;
  • Le eventuali difficoltà di relazione;
  • La struttura della famiglia e le sue caratteristiche;
  • L’ambiente di provenienza;
  • Il sistema scolastico nel suo insieme.

L’acquisizione di competenze e tecniche che mettano l’insegnante in condizioni di affrontare tutto questo diventa fondamentale. Senza queste competenze si rischia di “navigare a vista” e di commettere errori. La professione insegnante è mutata ed è senz’altro più complessa, è indispensabile possedere una disponibilità attenta ad ascoltare, valutare e intervenire adeguatamente. Anche se faticoso, la posizione minimalista “ io insegno e basta” non paga più e paradossalmente espone il docente a maggiori stress e frustrazioni. La disponibilità interna, l’empatia, l’autorevolezza sono qualità che vanno coltivate nel tempo. L’offerta formativa della scuola dovrebbe raccordarsi con l’azione educativa della famiglia per costruire percorsi efficaci attraverso cui la crescita cognitiva e affettiva dei ragazzi procedano assieme. Nessuna didattica e nessuna formazione è possibile senza promuovere il benessere, contagiare l’entusiasmo e soprattutto favorire l’accordo tra scuola e famiglia. Occorre fornire in sinergia e con competenza regole, rispetto e attenzione (sintonia emotiva), favorendo a casa e in classe lo sviluppo di quelle competenze interne per realizzarsi con successo e dignità nella vita.