I social network per condividere le emozioni

2014-11-05Pubblicato da Franca Andreozzi

 

Dal primo Grande fratello e dal confessionale nel lontano 2000 fino alla diffusione dei famosi “mi piace”, di “oggi mi sento …..” e degli stati aggiornati di continuo sulle bacheche dei social network il passo è stato breve. In TV come sui media, nei reality show come su Facebook, ognuno ambisce a raccontare la sua storia e a rendere gli altri partecipi delle sue emozioni.

Già eravamo abituati a programmi come Stranamore, C’è posta per te, Amici, che sfruttavano i fatti quotidiani delle persone comuni ai fini dello spettacolo. Arriva poi Il Grande fratello, che stabilisce la vittoria assoluta dell’apparire narcisistico, dell’occhio, della vista; da un lato ci sono gli spettatori incollati alla tv, morbosamente attratti da tutto ciò che appartiene alla sfera intima e privata degli individui, dall’altro la gente comune fino ad allora vissuta ai margini della società e della politica che trova una nuova e soprattutto accessibile forma di visibilità.

I recenti programmi televisivi sono la risposta a un mutamento complesso della vita sociale e della nostra identità. Nelle sue Lezioni americane, Italo Calvino scriveva: “Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, di informazioni, di letture, d’immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili”.

L’identità personale diventa scollegata dal ruolo sociale, dallo status; si cerca adesso di affermare l’originalità e l’unicità del proprio carattere personale, di mostrare le proprie differenze, la non omologazione. L’identità diventa allora un vero e proprio lavoro: siamo incessantemente subordinati al giudizio del pubblico e cerchiamo di attrarre il maggior numero possibile di consensi.

Visti in questa prospettiva, i reality show appartengono alla stessa famiglia dei social network, il cui successo deriva proprio dalla capacità di offrire uno strumento di esternazione della vita quotidiana e di riconoscimento sociale, basato proprio sulla pubblicazione di pensieri ed emozioni private. La sintassi fondamentale del nostro attuale linguaggio diventa la condivisione delle emozioni. D’altra parte la società stessa considera l’emozione l’elemento centrale e la principale chiave di lettura della vita quotidiana dell’uomo, al punto che i problemi sociali sono identificati spesso come problemi di cattiva gestione delle emozioni; gli strumenti e le tecniche per gestire e distinguere i sentimenti non possono più essere affidati al singolo, ma devono diventare pubblici.

La condivisione dei problemi personali e dei pensieri privati sui social network, che si può equiparare all’intrattenimento mediatico dei reality show, diventa un mezzo di aggregazione e legame sociale. E’ però inevitabile che emozioni e sentimenti si svalutano e si razionalizzano, divengono sempre più simili a oggetti sul mercato dell’intimità condivisa, in una nuova economia emotiva che promuove solo le emozioni che servono al rinforzo dell’autostima. Quando aggiorniamo su Facebook la nostra situazione sentimentale o il nostro stato d’animo, sicuramente proviamo sollievo e riduzione del carico di una preoccupazione, ma la nostra esternazione catartica non è diversa da quella dal personaggio di un reality che manifesta le proprie emozioni come merci in vetrina nella stanza di un confessionale.