Percorso di riflessione sulle emozioni a partire da "L'uomo bicentenario"

2014-10-25Pubblicato da Franz Cosentino

 

L'UOMO BICENTENARIO E LE EMOZIONI IN FILOSOFIA: UN PERCORSO DI STUDIO



A. Marabini



1. Andrew, il robot umano.



Nel film "L'uomo bicentenario" Andrew, il robot tuttofare della famiglia Martin, presenta caratteristiche alquanto anomale. La famiglia Martin si accorge un po' alla volta che Andrew manifesta tratti di "umanità". Nel film l'androide farà di tutto per divenire un essere umano a pieno titolo Il percorso è graduale: oltre a divenire soggetto al trascorrere del tempo, impara anche a coltivare sempre più i propri sentimenti e le proprie emozioni.



Dopo la visione del film rifletti: perché il robot appare "umano" a Richard Martin, poco tempo dopo il suo acquisto?



Quali atteggiamenti e quali sequenze del film citeresti per rispondere a questa domanda?



La sua stranezza non potrebbe consistere nel fatto che diversamente da ciò che si presume sia l'atteggiamento di un robot, sembra provare dolore, gioia e tristezza?



Ma possiamo anche osservare che il robot fa di più: è in grado di intraprendere delle azioni di propria iniziativa, come mosso da desideri e interessi. È in grado, infatti, di creare un oggetto, di pensare a un progetto e dare origine a comportamenti come assemblare pezzi, ritagliare, incollare. Tutto questo per soddisfare il desiderio di rallegrare la sua piccola amica, o per il soddisfacimento estetico e la serenità che il creare una bella forma gli procura.



Esercizio:



Ad un certo punto, in una sequenza successiva del film, Andrew vuole anche avere una pelle vera.



Perché secondo te?



Quali differenze cogli tra ciò che Andrew sente, prima e dopo l'avere acquisito una pelle umana?



Le emozioni, in generale, ad esempio l'odio, l'amore, la paura, la rabbia, la solidarietà hanno un ruolo importante per gli esseri umani; sembra che abbiano il potere di spingerli verso la realizzazione di qualcosa.



Andrew agisce anche in modo morale, come mosso da un desiderio, in questo caso di benevolenza, verso gli uomini.



Le emozioni negli esseri umani non solo sono sensazioni legate ai sensi corporei ma hanno anche il potere di incidere sui comportamenti delle persone, sui loro pensieri e giudizi, e di fornire l'impulso per attività di vario genere. Certo, Andrew, vorrà avere anche una "pelle", che gli procuri sensazioni umane a pieno titolo. Se ci pensi bene, abbiamo, infatti, anche esperienze che sembrano ancora più istintive delle emozioni che abbiamo citato prima. Gli umori, come semplice effetto dei sensi e del corpo, e dunque della materia di cui esso è costituito come la pelle e i muscoli, si distinguono dalle emozioni per la caratteristica di non essere intenzionali ovvero di non essere dirette verso un'azione o un oggetto.



A questo punto possiamo cominciare a tracciare una prima distinzione:



Ci sono emozioni che si distinguono da altre sensazioni come gli umori per il fatto di non essere legate solo all'effetto che fa l'avere un corpo, ma di essere dirette verso un'azione o un oggetto. Ad esempio un'emozione come il desiderio di benevolenza o l'amicizia può incidere sul comportamento di Andrew nei confronti della bambina. Ciò lo induce a costruire per lei giocattoli, o a mettere a rischio la propria incolumità per difenderla. Oppure può trarre soddisfacimento nella produzione di oggetti dalle belle forme e dai bei colori.



Gli umori sono quello che percepiamo e sentiamo in quanto robot costruiti di metallo e silicio, o in quanto esseri umani fatti di carne e ossa e strutturati in un certo modo.



 



Ma cosa sono le emozioni?



Le emozioni sono esperienze complesse, caratterizzate da un particolare aspetto qualitativo, e nelle quali sussistono componenti cognitive, edoniche (una particolare esperienza di piacere o di dolore), di tendenza all'azione e di eccitazione fisiologica (per esempio, un aumento del battito cardiaco, della sudorazione ecc.). (…). La componente di maggior rilievo in questo contesto di discussione è la componente cognitiva e questa può essere una percezione, un ricordo, un giudizio, un atto di immaginazione, una supposizione. Per individuare la sua funzione è utile fare riferimento a una distinzione molto usata dal senso comune e cioè alla distinzione tra emozioni vere e proprie e umori. Generalmente si considerano le emozioni come stati mentali legati a una condizione di eccitazione fisiologica, strettamente dipendenti da una base cognitiva (tipicamente, una credenza) e dotati di un oggetto intenzionale, cioè rivolti a un oggetto o stato di cose specifico (concreto o astratto, esistente, immaginario o illusorio). Invece gli umori si distinguono per il fatto di essere privi di oggetto intenzionale, e per avere un legame più debole con la base cognitiva. . L'essere privi di un oggetto intenzionale li renderebbe, infatti, più diffusi e, al tempo stesso, meno dipendenti dalla mente di quanto non lo siano le emozioni e più vicini a stati corporei.



(Clotilde Calabi, Che cosa hanno in comune l'amore, il disprezzo e l'assassinio premeditato?, in Filosofia ed emozioni, a cura di Tito Magri, 1° ed, Feltrinelli Editore, Milano 1999, p.52-53)



e più avanti aggiunge:



(…) le emozioni sono eventi morali. In che cosa risiede questa loro caratteristica? Ebbene queste esperienze istituiscono un rapporto particolare con determinate proprietà assiologiche, che ineriscono all'oggetto o allo stato di cose cui sono rivolte e che gode di queste proprietà in virtù del contesto cui appartiene. In altre parole, le emozioni sono esperienze di oggetti in quanto portatori di valori, ci rivelano l'esistenza di un mondo composto da individui e stati di cose, che "recano su di sé" particolari proprietà assiologiche. Per esempio anche se la paura non presuppone necessariamente il possesso del concetto di pericolosità, essa ci consente tuttavia di avere una relazione cognitiva con oggetti che sono vissuti come pericolosi. (Clotilde Calabi, Che cosa hanno in comune l'amore, il disprezzo e l'assassinio premeditato?, in Filosofia ed emozioni, a cura di Tito Magri, 1° ed, Feltrinelli Editore, Milano 1999, pag. 66)



Secondo un altro studioso



Chi vive un'emozione si trova spinto in diversi modi ad agire. Paura, rabbia, gelosia inducono a compiere particolari azioni, a formare nuovi piani di condotta, e questa è la base dell'idea (controversa) che le emozioni, nonostante la loro eterogeneità, costituiscano un genere naturale di stati mentali. (…) sostengo che il concetto di motivazione emozionale è necessario per formulare (e risolvere o dissolvere) alcuni problemi riguardanti i fondamenti della scelta razionale (…)



Teorie psicologiche e senso comune concepiscono le emozioni come complessi di proprietà causali, cognitive e fenomenologiche …



(Tito Magri, Azione e passione, in Filosofia ed emozioni, a cura di Tito Magri, 1° ed, Feltrinelli Editore, Milano 1999, p. 95-96)



 



Generalizzando possiamo enucleare alcuni caratteri delle emozioni, che, a seconda della dominanza dell'uno o dell'altro all'interno dei vari modelli di spiegazione, danno origine a differenti approcci teorici:



Aspetto causale : all'origine delle emozioni sono le credenze nella mente di un essere umano. Cioè ad esempio un pensiero, una mia particolare credenza relativa a qualcosa o qualcuno è all'origine della mia emozione di paura. (Tale pensiero sarebbe alla base delle mie sensazioni corporee, come ad esempio l'intensificarsi del ritmo cardiaco, che generano successivamente delle emozioni)



Esercizio:



ora soffermati un momento e rifletti sulle considerazioni che seguono.



Pensa a questa situazione: di fronte ad uno stesso fatto, diverse persone provano sempre tutte la stessa emozione, ad esempio la gioia o il dolore?



Se l'emozione è spiegabile in questo modo, un problema che si presenta è: cosa permette di passare da un contenuto come un pensiero o una credenza, o un'immagine, all'emozione corrispondente ?



Come si fa a sapere che quella, ad esempio la gioia, è l'emozione appropriata per quella credenza, pensiero o immagine mentale?



Una delle obiezioni che possono essere sollevate alla considerazione del solo approccio causale è proprio il fatto che esso non spiega come mai gli stessi contenuti possano dare origine a emozioni diverse. Nella nostra esperienza, lo stesso fatto può infatti essere all'origine per qualcuno di un'emozione di tristezza o rabbia, per qualcun altro di eccitazione.



Tuttavia l'approccio causale spiegherebbe perché le emozioni, pur avendo proprietà fenomenologiche si distinguono tuttavia da proprietà come quella di "rosso" .



Aspetto fenomenologico: le emozioni sono paragonabili alla mia esperienza di "rosso" .Sono associabili cioè alla particolare configurazione dell'essere umano e del suo corpo.



Ma, generalmente, all'interno della comune nozione di emozione possiamo ritrovare, accanto ad aspetti di tipo causale e fenomenologico come quelli descritti sopra e relativi rispettivamente ai corrispondenti approcci, anche il fatto importante che esse :



comprendono un impulso ad agire. Le emozioni, o passioni hanno il carattere di dare origine a delle azioni e di poter modificare il pensiero.



Inoltre esse vantano, anche un



4) aspetto cognitivo Esse comprendono cioè anche contenuti quali credenze, pensieri o rappresentazioni, percezioni. Sarebbero ad esempio le credenze e i pensieri l'origine dell'emozione, per l'approccio causale che abbiamo menzionato sopra.